Tra i popoli
Carlo Orsi fa della fotografia un'emozione e conoscerlo attraverso i suoi "scatti" è davvero un piacere. Nella sua vita professionale ha fotografato molto e soggetti diversi: uomini e donne vestiti e nudi, a volte colti di sorpresa, a volte tenuti in posa. Il suo filo conduttore, apparentemente legato al passato, è tanto elitario quanto ortodosso.
Anni fa ha deciso di dirigere la sua macchina fotografica sulla nostra attività di volontariato, ed è stato così che l'ho conosciuto.
Si è presentato a noi, volontari per la chirurgia plastica ricostruttiva nei paesi in via di sviluppo, con estremo rispetto, in punta di piedi, in accordo con la sua riservatezza, senza interferire sull'attività di sala operatoria anche nelle occasioni in cui è stato osservatore interessato.
Un fotografo deve scendere in campo per realizzare il proprio progetto; Carlo Orsi è stato presente durante le nostre esperienze di medicina umanitaria fotografando i nostri pazienti e il nostro lavoro, per raccontare come viviamo e chi siamo durante le missioni. Ha chiesto di viaggiare con noi, di ascoltare i nostri discorsi tecnici ed emotivi, ha chiesto di dormire e mangiare come e dove noi lo facciamo. [...]
Esserci e "non far sentire" la propria presenza per non interferire con l'attività medica del gruppo è il modo migliore per documentarne il lavoro in maniera oggettiva. La sua intelligenza, la sua discrezione e ironia delle parole, l'essere un po' "orso" gli hanno permesso di vivere a fondo questa esperienza.
(Paolo G. Morselli, Tra i popoli. Volontariato in chirurgia, in Il singolo dettaglio / The Single Detail, Skira, Milano 2009)
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