Gli anni '60 attraverso l'obiettivo di Carlo Orsi
Milano negli anni Sessanta con l'ombra quasi fallica del Pirellone, Milano nella nebbia che sfuma i contorni del Duomo e li ovatta, Milano e un tram, Milano bellissima e proletaria al finestrino di un camion, Milano e il suo bianco "ghisa" nei giorni della fierezza per la linea rossa, Milano che fa pipi, Milano toponomastica dall'alto.
Basterebbero queste poche istantanee di Carlo Orsi per delineare il "carattere", il linguaggio del suo fotografare, della sua sapienza visiva, del chiudere in uno scatto il proprio stile senza lunghissime pose in attesa dell'attimo fuggente o dell'irripetibile emotività del momento.
Carlo semplicemente fotografa, "coglie", vede sia che abbia la sua amata Milano a portata di obiettivo, sia che i suoi passi di reporter lo portino nella Spagna che sogna di "matar" e sa ancora di franchismo, nella New York delle amare eredità vietnamite, della desolata metropolitana per Coney Island, o nella Berlino del Muro "ripulito" per l'arrivo di Kennedy.
In queste immagini Carlo è come liberato dal lungo obbligo che il suo mestiere, quello della fotografia di moda, della fotografia per vivere e, dobbiamo dirlo, vivere bene, gli ha imposto, enfatizzando la sua creatività, trovando sempre l'alleanza della fantasia, della trovata e del gusto di sublimare la realtà.
Questo fotografo di colpi d'occhio vale l'altro che costruisce suggestioni.
Ma, sottovoce, io gli preferisco il primo.
(Guido Vergani, testo introduttivo, in Carlo Orsi. Luoghi, persone. Fotografie degli anni '60, catalogo della mostra [Milano, Galleria Antonia Jannone, 25 gennaio-25 febbraio 2005], Galleria d'Arte Antonia Jannone, Milano 2005)
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